L’assessore risponde …

Abbiamo letto, pubblicata su L’Eco di Bergamo del 16 giugno, la risposta dell’Assessore Valesini (che riportiamo in calce a questo testo) alla nostra precedente lettera di riflessione pubblicata dallo stesso quotidiano il 6 giugno.

Ringraziamo l’assessore per averci voluto rassicurare sul fatto che il nuovo Pgt sarà “radicalmente diverso dal precedente, in grado di interpretare al meglio i cambiamenti che stiamo vivendo, compresi i temi ambientali che stanno a cuore a tutti noi […] azzerando il consumo di suolo”.
Ci aspettiamo quindi che le edificazioni previste dal precedente Pgt e non ancora realizzate vengano ripensate drasticamente e azzerate nell’ottica di questa nuova sensibilità ambientale e attendiamo di poter verificare quanto, NEI FATTI, il nuovo Pgt sarà diverso.

NEI FATTI intanto,
a giudicare, per fare soltanto un esempio, dalle nuove edificazioni su suolo libero e nuovi parcheggi a raso di prossima realizzazione in quell’oasi di biodiversità – fino ad oggi miracolosamente scampata alla cementificazione – che è ancora il Parco Ovest (1 e 2), ci sembra che la strada verso una VERA sensibilità ambientale e un ascolto VERO della città sia purtroppo ancora molto lunga e tortuosa.

Lo ripetiamo:
Bergamo ha nel 2021 pressoché lo stesso numero di abitanti del 2010. Con la differenza che, da allora, molto è stato costruito e di conseguenza è aumentata la quantità di alloggi rimasti vuoti.
E rimane la domanda:
ma allora, con un patrimonio immobiliare così grande e inutilizzato, PERCHÉ SI CONTINUA A COSTRUIRE?

Ricordiamo all’assessore Valesini, che il Documento di Piano del PGT, con le sue previsioni, non costituisce legge inderogabile: ne sono testimonianza le varie edificazioni avvenute in ‘variante’ al Pgt stesso, persino laddove non erano previste edificazioni. E Bergamo in questo non fa eccezione.

Ricordiamo all’assessore che TORNARE INDIETRO SULLE SCELTE FATTE SI PUÒ ED È LEGITTIMO, come testimoniano varie sentenze del Consiglio di Stato in materia, alla luce “dell’emergere di nuove esigenze […] sia del consolidarsi di nuovi indirizzi dell’urbanistica che hanno decisamente superato la prospettiva di uno sviluppo edificatorio permanente ed inarrestabile per addivenire al crescente riconoscimento delle esigenze di tutela del territorio urbano, considerato risorsa definita e scarsa, contenendone il consumo”.

E, nel caso del Comune di Bergamo, quali migliori giustificazioni dello stallo dei numeri dei residenti rispetto al 2010 e lo STATO DI EMERGENZA CLIMATICA E AMBIENTALE deliberato con “urgenza” già nel luglio 2019?

Siamo consci del fatto che quest’amministrazione fa molto conto sulle cospicue entrate derivanti alle casse comunali dagli oneri di urbanizzazione, ma un’Amministrazione accorta dovrebbe sempre avere come priorità e fine ultimo il bene dei propri cittadini, anche quelli futuri, e pensare non soltanto al ‘qui e ora’, ma anche al ‘DOPO’.
Perché, lo ripetiamo:
la vivibilità delle città, la qualità della vita e la SALUTE DEI CITTADINI dipendono dalla conservazione del verde esistente.
Perché il suolo libero e coperto da vegetazione, fornisce servizi IMPORTANTISSIMI per la nostra salute, come la riduzione dell’inquinamento, l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici (comprese le bombe di calore), un maggiore benessere psichico, ed è ancora più prezioso in una città che fa parte di quella pianura padana dal triste primato a livello europeo per malattie e morti premature imputabili all’inquinamento atmosferico.
E l’inquinamento è un costo per tutti, sia in termini di vite umane sia in termini di denaro speso per curare le persone malate a causa dell’inquinamento.

Riguardo alle edificazioni previste dal vecchio Pgt e non ancora realizzate, come anche alla stesura del nuovo Pgt, è pertanto possibile, possibilissimo, non soltanto azzerare lo ‘SPRECO’ di suolo, ma anche e soprattutto azzerare il CONSUMO di suolo, anche tornando indietro rispetto a scelte edificatorie operate in precedenza.
Basta volerlo fare!

#Bergamo STOP al consumo di suolo!
A partire dalle edificazioni previste e non ancora realizzate
(La nostra petizione)

UNA BATTAGLIA PER LA CITTÀ

 

Riportiamo di seguito per intero quanto ci aveva risposto l’assessore dalle pagine di L’Eco di Bergamo:

Ma il nuovo Pgt azzererà in città il consumo di suolo

Egregio direttore,
nel ringraziarla per lo spazio che mi vorrà concedere, vorrei cogliere l’occasione per dare risposta alla lettera pubblicata domenica 6 giugno a firma del comitato Bergamo Bene Comune.
Lo faccio partendo da una premessa che è al tempo stesso un’amara constatazione. Il mettere in bocca all’eventuale interlocutore, in questo caso l’Amministrazione comunale, frasi infondate e del tutto false così come isolare parti di un discorso ben più complesso all’unico scopo di rafforzare la propria tesi sono espedienti retorici che rendono molto difficile un corretto e leale confronto, magari nel momento stesso in cui lo si invoca e lo si richiede. La lettera richiamata ne dà purtroppo un’ampia prova.
Partiamo dal primo esempio. Il Comune non ha mai sostenuto di voler elaborare un nuovo Pgt in continuità con quello di dieci anni prima. Vale semmai l’esatto contrario: si sta redigendo un nuovo strumento urbanistico radicalmente diverso dal precedente, in grado di interpretare al meglio i cambiamenti che stiamo vivendo, compresi i temi ambientali che stanno a cuore a tutti noi. Un nuovo piano che, proprio perché pienamente consapevole degli attuali andamenti demografici, porterà ad una significativa riduzione delle proprie previsioni edificatorie, azzerando il consumo di suolo, allargando notevolmente il perimetro del Parco dei Colli anche nelle zone a sud e a est della città, incentivando nel contempo la trasformazione della città esistente, favorendo la sostituzione di quel patrimonio edilizio ormai vetusto ed energivoro dal punto di vista delle sue prestazioni (tra i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico nei contesti fortemente urbanizzati), incrementando infine la dotazione e qualità dello spazio e dei servizi pubblici della nostra città.

Secondo esempio. Viene tratteggiata un’immagine di assessori che mercanteggiano con i cittadini esigenze e bisogni di interi quartieri in cambio di nuove volumetrie ed ulteriori cubature. Una ricostruzione macchiettistica che nulla ha a che fare con la verità dei fatti. Un’intera comunità si dota, mediamente ogni dieci anni, di un piano con cui governare le trasformazioni del proprio territorio, precisandone il dimensionamento (quelle che si definiscono capacità edificatorie) e le prestazioni pubbliche che si vogliono di conseguenza ottenere ed è ad esso che ci si deve obbligatoriamente rifare quando si attivano interventi urbanistici ed edilizi. Questo piano viene predisposto attraverso un lavoro ed un confronto spesso lungo e particolarmente intenso. Bergamo l’ha fatto l’ultima volta nel 2010 approvando il piano attualmente vigente. Ora, passato tutto questo tempo, la nostra amministrazione ha deciso di riscriverne uno nuovo, secondo gli indirizzi che ho già descritto, riattivando un lavoro altrettanto lungo e dispendioso. Nel mentre, non è però data la possibilità, da leggi nazionali, regionali e comunali, di stracciare di punto in bianco quello attualmente vigente che, fino all’adozione di quello nuovo, continua a dettare le stesse regole e condizioni che un’intera comunità si era data, come ricordavo, dieci anni prima. Questo delicato passaggio richiede ovviamente una non semplice capacità di gestione da parte del Comune, con inevitabili compromessi. Una condizione che il comitato Bergamo Bene Comune si può concedere il lusso di non considerare, ma che non può essere riconosciuta ad un ente pubblico come il nostro.

Terzo esempio. Si cita Porta Sud parlando solo ed unicamente del Polo sanitario (oltre che di case). In realtà quest’ultimo è solo uno dei tre poli previsti dal MasterPlan dello scalo, il meno rilevante sia in termini dimensionali che strategici rispetto al Polo intermodale e al Polo scolastico. Il primo di questi, quello intermodale, prevede, tra le altre cose, il potenziamento di un sistema pubblico ferroviario che coinvolge milioni di passeggeri all’anno, migliorando il collegamento e le sue interazioni con le tranvie delle valli. Ricordo come la “cura del ferro” sia stata da sempre e ancor più oggi punto di riferimento del mondo ambientalista per puntare a raddoppiare al 2030 il numero di persone che si sposterà a emissioni zero. Una priorità se si vuole ridurre inquinamento ed emissioni climalteranti. Di questo non si fa ovviamente nella lettera alcuna menzione.

Quarto ed ultimo. Il comitato parla di cittadini come se fossero un corpo sociale unico e compatto. Sappiamo in realtà che siamo di fronte sempre più ad una comunità portatrice di interessi e visioni multiple, spesso fra loro difformi se non divergenti, alla quale un’amministrazione – che, vorrei ricordare, è espressione della volontà proprio di quei cittadini – deve cercare di dare risposte facendo un grande lavoro sintesi. Eugenio Scalfari, qualche anno fa, descrisse questa realtà con la metafora di uno specchio rotto, in cui ognuno riflette se stesso e i propri, frammentati, interessi: in questo grande specchio rotto, anche il Comitato rappresenta, spesso, solo il proprio frammento. A noi sta il compito improbo di metterne insieme quanti più pezzi possibile.

FRANCESCO VALESINI
assessore all’Urbanistica Comune di Bergamo