La “Grande Bergamo” che non c’è

I dati riportati dal Comune di Bergamo (‘Bergamo in Cifre’)ci dicono che, nell’ultimo anno, la nostra città ha perso 1.134 abitanti.
E non si tratta semplicemente di un “effetto Covid”.
Oggi, nel 2021, abbiamo pressoché lo stesso numero di abitanti che nel 2010. È un dato di fatto, al 31 dicembre 2020 risultano 119.684 residenti (dato ISTAT) contro i 120.764 di dieci anni prima, quando venne approvato il Piano di Governo del Territorio ancora vigente.

Dieci anni fa, l’idea sottesa alla stesura del PGT era stata quella di una ‘GRANDE BERGAMO’, una città in continua crescita.
Cosa che, con tutta evidenza, non è mai realmente avvenuta.
Nel frattempo, mentre la popolazione non è cresciuta, sono invece aumentate – e di molto – le nuove case costruite: singoli edifici o interi complessi sorti qua e là come funghi nei vari quartieri, laddove c’era uno spazio ancora libero o da “riqualificare”.
E, con l’aumento delle edificazioni, sono aumentati gli alloggi rimasti vuoti e inabitati.
Partendo da dati diffusi dalla Regione pochi anni fa, è stato stimato che le abitazioni vuote nella nostra città possano essere comprese in una forbice di 8.000-13.000, più probabilmente 9.000-10.000 alloggi inoccupati.
Edifici storici, caseggiati anni ’60, alloggi mai abitati e rimasti invenduti in edifici costruiti di recente ….
Con questi numeri, Bergamo avrebbe, già ora, riempiendo le abitazioni rimaste vuote, la possibilità di aumentare la propria popolazione di qualche decina di migliaia di abitanti.

Ma allora, con un patrimonio immobiliare così grande e inutilizzato, PERCHÉ SI CONTINUA A COSTRUIRE?

E perché in Comune pensano ancora ci sia bisogno di proseguire con le cementificazioni previste dal vecchio PGT della Grande Bergamo che non c’è?
Così è, e ce lo hanno detto chiaro: ciò che era stato deciso allora non sarà realmente messo in discussione dal nuovo PGT in arrivo.
Come se, in questi dieci anni, non fosse cambiato nulla, come se le previsioni alla base di quella pianificazione non si fossero rivelate sbagliate; come se, persino a livello mondiale, non ci si fosse resi conto che no, non si può più andare avanti così, che le risorse non sono infinite. Come se, già due anni fa, lo stesso Comune di Bergamo non avesse dichiarato lo STATO DI EMERGENZA CLIMATICA E AMBIENTALE: solo parole vuote?

Intanto il Comune mostra di instaurare forme di interlocuzione con questo o quel quartiere, con le quali gestire consensi e malcontenti.
Vi servirebbe avere una nuova palestra nel vostro quartiere? Ve la diamo!
(e insieme costruiamo un bel po’ di nuove casette che non vi servono)
Vi servirebbe una nuova rotatoria per disciplinare il traffico in una strada congestionata? Ve la diamo!
(e insieme costruiamo anche qualche nuovo condominio e un nuovo centro commerciale che non vi serve ma porterà ancora più traffico)
C’è quell’area dismessa e degradata proprio brutta a vedersi? Ve la riqualifichiamo!
(e già che ci siamo aumentiamo cubature a dismisura e vi cementifichiamo il verde intorno).

La VIVIBILITÀ DELLE CITTÀ, la QUALITÀ DELLA VITA e la SALUTE DEI CITTADINI dipendono dalla conservazione del verde esistente.
Perché il suolo libero e coperto da vegetazione, fornisce servizi importantissimi per la nostra salute, come la riduzione dell’inquinamento, l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici (comprese le bombe di calore), un maggiore benessere psichico, ed è ancora più prezioso in una città che fa parte di quella pianura padana dal triste primato a livello europeo per malattie e morti premature imputabili all’inquinamento atmosferico.
E l’inquinamento è un costo per tutti, sia in termini di vite umane sia in termini di denaro speso per curare le persone malate a causa dell’inquinamento.

DI TUTTO QUESTO, CHI PROGETTA IL PRESENTE E IL FUTURO DELLA CITTÀ DOVREBBE TENERE IL MASSIMO CONTO.

La coscienza e la sensibilità che ancora sembrano mancare realmente in chi amministra la nostra città, sembrano invece farsi strada fra i cittadini ed è così che nascono movimenti spontanei di opposizione a questo o quel progetto da parte di cittadini residenti (ma non solo) nel quartiere interessato. Questo anche perché i residenti possono avere maggiore conoscenza di quello che avviene e avverrà proprio lì, vicino a loro, mentre la città ne rimane il più delle volte ignara, come loro stessi rimangono il più delle volte inconsapevoli di ciò che avviene nel resto della città.

E QUESTO È IL PROBLEMA:
tante piccole o grandi battaglie da combattere e altrettanti piccoli o grandi comitati per combatterle?
Nella frammentazione, il rischio della dispersione delle energie c’è, ed è alto.

Non solo parcheggio della Fara, Parco Ovest (1 e 2), Treno per Orio …, all’orizzonte c’è anche quell’operazione enorme che è la “riqualificazione, rigenerazione e valorizzazione” di PORTA SUD, una vasta area a 300 metri dal centro cittadino che, nelle parole de Il Sole 24 Ore (Il Sole 24 Ore – Real Estate, 24 maggio 2021), comporterà uno “sviluppo immobiliare da un miliardo” di euro.
Con un nuovo “centro di eccellenza sanitario” PRIVATO quando invece, mai come oggi, è evidente l’urgenza di avere, sul territorio, centri ambulatoriali PUBBLICI.
E, naturalmente, altre nuove case, che non servono se non a chi le costruisce (e fors’anche un po’ al Comune, che trae così facile denaro dagli oneri di urbanizzazione).

Ma la battaglia delle battaglie, che le riunirebbe e – se vinta – le risolverebbe tutte definitivamente alla radice, evitando una continua rincorsa a cercare di fermare questo o quel progetto inutile e/o dannoso, è una e unica:

UNA BATTAGLIA PER TUTTA LA CITTÀ

‘LA’ battaglia intorno alla quale tutti dovrebbero coalizzarsi.
L’ambiente in cui viviamo è un BENE COMUNE di tutta la città e come tale va PRESERVATO: difendere le aree verdi residue della città significa difendere la qualità della vita e il diritto alla salute di tutti i suoi cittadini, quelli di oggi e quelli del futuro.
Per questo siamo sempre più convinti che chiedere #Bergamo STOP al consumo di suolo sia la battaglia da sostenere, per tutti.
E CHIEDIAMO A TUTTI DI SOSTENERLA.
Non è più possibile rimandare tirando a campare: il nostro futuro si costruisce qui ed ora.
Una Bergamo “grande” per davvero, non una città finta e malata.