PARTECIPAZIONE AL PGT: spezzettare il discorso per meglio guidare ad un risultato già scritto?

Il dubbio c’è.
Avevamo già evidenziato in questi spazi le nostre perplessità riguardo al PROCESSO PARTECIPATIVO sul PGT, Piano di Governo del Territorio, attualmente in corso: 21 incontri “di quartiere” (un incontro, uno soltanto, per ciascun quartiere) promossi dal Comune e dalle reti di quartiere con lo scopo di “far conoscere gli obiettivi e le strategie del nuovo PGT”.

Già le parole scelte < FAR CONOSCERE > non ci erano parse di buon auspicio, parendoci denotare una questione di COMUNICAZIONE e MARKETING di scelte già fatte a monte più che di reale apertura alla partecipazione della città.
Avevamo espresso perplessità anche riguardo all’impostazione organizzativa scelta, poi confermate dalla lettura delle email ricevute dai partecipanti iscritti ai singoli incontri: «Ogni incontro è aperto a tutti i cittadini, tuttavia […] l’invito per la serata è rivolto in particolare a chi abita, lavora, opera nel quartiere …».
Perché – dicevamo – se è più che giusto confrontarsi con i singoli quartieri, ‘spezzettare’ di volta in volta il discorso per quartiere non aiuta ad avere una visione generale dell’impatto complessivo del nuovo PGT sulla CITTÀ DEL FUTURO ed è anche e soprattutto su questo che i cittadini dovrebbero ragionare.

Avendo poi partecipato ad alcuni di questi incontri, abbiamo avuto modo di verificare che lo spezzettamento avveniva in modo ancora più capillare, dovuto alla struttura stessa pianificata per gli incontri:
dopo un’accattivante presentazione iniziale – molto generica, tante belle parole con esempi virtuosi da mezza Europa su cose bellissime fatte altrove -, i/le partecipanti all’incontro vengono SEPARATI in gruppetti di discussione (basati sui 5 macrotemi generici prestabiliti, i medesimi per ogni gruppo) gestiti ognuno da un ‘facilitatore’ dove, dopo altro tempo impiegato dai facilitatori per raccontare il “cosa faremo”(sempre bellissimo e generico), le persone hanno 10-15 minuti di tempo per scrivere nella chat del proprio gruppo eventuali commenti e suggerimenti riguardo a interventi e servizi che vorrebbero NEL QUARTIERE in questione. Seguono altri tre quarti d’ora circa di interventi, all’interno dei singoli gruppi, per spiegare e commentare quello che si è appena scritto e, alla fine del tempo stabilito, si ritorna alla sessione plenaria per … i saluti finali.
Quello che viene a mancare del tutto, per quanto da noi sperimentato, in ogni incontro è uno spazio finale per la condivisione-discussione comune di quanto emerso nei singoli tavoli di lavoro; ogni gruppo rimane così all’oscuro dei contributi apportati, sugli stessi argomenti per lo stesso quartiere, dagli altri gruppi e la sessione si conclude in assenza di un vero confronto finale.

Si ha quasi l’impressione che quest’impostazione strutturale degli incontri sia dovuta, più che ad esigenze di semplificazione e velocizzazione del processo, ad un certo timore per una discussione plenaria durante la quale potrebbero emergere spontaneamente criticità meno gestibili.

Impressione che è stata confermata da quanto è avvenuto durante l’incontro partecipativo riguardante il QUARTIERE BOCCALEONE per il quale era stato fatto sapere ai partecipanti che il principale problema incombente sul quartiere – la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario con l’aeroporto – non sarebbe stato argomento di discussione.
In questo caso però la determinazione e l’organizzazione dell’agguerrito comitato di quartiere, grazie ad una partecipazione massiva dei residenti, hanno avuto la meglio costringendo così a parlarne, facendone addirittura l’argomento principale di discussione della serata.

Restiamo dell’opinione che le questioni importanti dei quartieri siano imprescindibilmente legate ad una VISIONE DI CITTÀ e, in quanto tali, siano problemi (anche) di tutta la città e che un siffatto percorso partecipativo sul PGT che, di fatto, impedisce di avere una visione della città – quella presente e quella del FUTURO – sia mal fatto, estremamente limitato e, in quanto tale, poco utile a capire di quale città realmente sentano il bisogno i cittadini.
Sorge il dubbio che sia, invece, più utile a gestire eventuali dissensi e possibili esigenze emergenti non in linea con la città immaginata dai suoi amministratori, in modo tale che ciò che ne emergerà alla fine del percorso risulti perfettamente corrispondente, in modo indolore, ai desideri degli Amministratori e di talune categorie di portatori di interesse.