BERGAMO E IL TURISMO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS.UNA PROPOSTA PER SOSTENERE I LAVORATORI IN DIFFICOLTÀ

Il 26 marzo l’Amministrazione Comunale di Bergamo (delibera 97/20) ha istituito un fondo di mutuo soccorso della città di Bergamo allo scopo di fronteggiare gli effetti dell’emergenza epidemiologica in corso e accompagnare la fase di ripresa e rilancio del territorio. Il fondo si pone lo scopo di sostenere, tra le altre cose, “la vocazione turistica della città di Bergamo”. Premesso che auspichiamo che al fondo possano essere destinate altre risorse, ci permettiamo di fare alcune considerazioni. Il tema del turismo e della vocazione turistica è complesso, e abbiamo spesso avuto modo di condividere le nostre riflessioni in merito. Molto sottovalutate sono le problematiche sociali e ambientali che l’industria del turismo genera, anche nella nostra città. Si estrae profitto per pochi, facendone pagare le conseguenze sanitarie a tutti. Per contro, il mantra diffuso è che il turismo è fonte di lavoro, quindi ben venga a priori. Pensiamo che sostenere i lavoratori in difficoltà sia il fine ultimo, che peraltro condividiamo, dell’iniziativa dell’Amministrazione.

A tal fine ci permettiamo di avanzare una PROPOSTA, sui criteri di distribuzione delle risorse stanziate. Vorremmo davvero che esse aiutassero i lavoratori del turismo maggiormente in difficoltà in questo momento. Li conosciamo: sono le dozzine di lavoratori irregolari che gravitano attorno al gran circo turistico. Sono i camerieri dei bar e ristoranti pagati in nero. Sono le donne delle pulizie pagate in nero. Sono i rider delle consegne a domicilio, pagati in nero. Sono tutti quelli che già soffrivano prima, a causa del ricatto “se vuoi lavorare queste sono le condizioni”, e che oggi soffrono più di tutti. Sono quelli attualmente non coperti da nessuna misura di sostegno: CIG e contributi una tantum del governo hanno finora escluso tutti quei lavoratori non regolarizzati, costretti, per l’appunto, a lavorare in nero. Anche nella nostra città, lavoro nel turismo significa troppo spesso questo: lavoro in nero.

Pertanto, la proposta che avanziamo alla città è che le risorse non vadano a società, cooperative, associazioni di categoria del mondo del turismo – nella falsa idea che questo possa in qualche modo sostenere i lavoratori di cui sopra, vittime prima e doppiamente vittime oggi: crediamo che l’idea migliore sia quella di sostenere queste persone direttamente. COME FARE? Proponiamo di identificarli – con buon grado di approssimazione – in base all’ISEE del richiedente. Concetto spesso associato all’evasione fiscale è che l’avere un ISEE basso significhi essere un lavoratore irregolare. Proprio per questo, pensiamo che sostenere chi ha l’ISEE basso, e quindi spesso è un lavoratore pagato in nero, sia una misura di equità. Indispensabile in questo momento, anche a Bergamo.Siamo consci che i 300.000 euro stanziati dall’Amministrazione sono briciole rispetto ai bisogni reali, sebbene futuri stanziamenti siano già stati annunciati. Ma avremo modo di ritornare sul tema delle risorse, perché appare chiaro come, anche nei bilanci di un ente locale, vi sia l’evidente necessità di ribaltare le priorità di investimento.