Esposto per ex Principe di Napoli

Lunedì mattina il comitato BergamoBeneComune ha depositato presso la Procura di Bergamo un esposto contro la vendita del complesso Ex Asilo Principe di Napoli.
Sulla questione dell’alienazione di questo bene comune siamo già intervenuti più volte; a fronte del fatalismo e dell’immobilismo con cui il mondo politico bergamasco ha affrontato la decisione di cedere a privati una parte così importante della Storia della città, ci siamo ora determinati ad intraprendere le vie legali.
Queste le motivazioni:
1 – Riteniamo, in primis, che il vincolo di destinazione a scopi sociali dell’immobile di Via Pignolo 11 non possa essere disatteso seppure a distanza di anni.
L’ente benefico che donò gli immobili al Comune di Bergamo fu estremamente chiaro al momento della donazione: “il Consiglio all’unanimità esprime la richiesta affinché gli immobili una volta ceduti al Comune di Bergamo vengano utilizzati SEMPRE a finalità sociali secondo i fini dello Statuto Organico dell’Ente”.
Non è una donazione in denaro, né per fare cassa: richiede espressamente L’UTILIZZO A FINALITÀ SOCIALI, un impegno fattivo a favore della comunità, all’assistenza di chi ha bisogno.
2 – Non crediamo che una presunta mancanza di necessità degli immobili sia causa sufficiente per l’alienazione.
Il Comune di Bergamo si fa forte di una dichiarazione dell’ATS (ex ASL) di “disponibilità di vendita del bene in quanto non necessario alle finalità sociali e assistenziali”. Già che sia un ente che si chiama Agenzia per la Tutela della Salute a stabilire della necessità o meno a scopo sociale degli immobili del Comune è assolutamente fuori luogo e inopportuno. Ancor più lo è quando si pretende di negare l’evidente stato di bisogno in cui versano, per molteplici motivi, singoli e famiglie.
Ne è dimostrazione lampante la necessità manifestata da parte del Comune di trovare i locali per un domicilio per donne in difficoltà. Non c’è bisogno di cercare lontano: nell’ex Asilo Principe di Napoli ci sono 6 appartamenti.
3 – Troviamo puerile e semplicistica, nonché ripetitiva, la narrazione che antepone al costo di una manutenzione o di una ristrutturazione – che potrebbe peraltro avvenire gradatamente e per lotti, trattandosi di diversi immobili tra loro chiaramente separati e in diverse condizioni – la mancanza di disponibilità economiche da parte dell’amministrazione.
Il denaro c’è, la scelta sul come spenderlo è tutta politica.
La volontà di spendere 1,5 milioni di Euro per ristrutturare Cascina Ponchia, che dopo il sopralluogo dei tecnici del Comune è risultata priva di criticità relative alla sicurezza, è scelta politica, non di necessità; lo stesso si può dire della cessione del Principe di Napoli alla speculazione dei privati .
4 – Infine, la scelta di opporci alla cessione, oltretutto una SVENDITA a prezzo ridotto per mancanza di acquirenti alla prima asta pubblica – altro copione più volte messo in scena a danno della comunità – vuole porre al centro della discussione politica, indipendentemente dall’iter giudiziario che seguirà il proprio corso, il BENE COMUNE.
Il Principe di Napoli è solo un esempio, in qualche modo simbolico – per l’importanza storica che riveste per la città ed i suoi cittadini – di politiche che si ripetono sempre uguali e tolgono il bene comune ai cittadini per cederlo a basso costo a speculatori privati.
Partendo da un’incapacità dell’Amministrazione ad amministrare e mantenere in modo appropriato il bene pubblico, il che non è certo cosa di cui dovrebbe andare orgogliosa, passando per la narrazione del degrado e della mancanza di decoro (e di chi sarebbe la responsabilità, se non di chi non ha fatto il proprio dovere di amministratore?), il passo della cessione ai privati sembra una soluzione obbligata che rende tutti soddisfatti.
In realtà non è così: i cittadini perdono ciò che è loro, e poco o nulla ottengono in cambio.
Le Piscine Italcementi sembrano essere il prossimo obiettivo di una speculazione che con la scusa dei bilanci in grave perdita (ma nessuno ha visto i bilanci delle piscine, nemmeno dietro esplicita richiesta) e della necessità di una ristrutturazione, il cui prezzo è stabilito “a spanne” in almeno 10 milioni di euro, priverà la città della sua unica piscina pubblica.
La presentazione dell’esposto è solo la prima di una serie di azioni che vogliono imporre al mondo politico, impegnato in una campagna elettorale fatta di proclami altisonanti e di foto sorridenti, i temi concreti dell’ascolto dei cittadini e della tutela del bene comune.
No alla svendita dell’ex Asilo Principe di Napoli.