Aeroporto: Comunicato congiunto associazioni e comitati di quartiere di Bergamo

Con riferimento all’articolo dal Titolo “se crolla Orio, Bergamo resta a terra” (Il Giorno , 25 giugno u.s) riportante alcuni dati circa le ricadute della pandemia sui volumi di traffico e sull’indotto economico dello scalo di Orio al Serio, si rendono necessarie alcune precisazioni e importanti integrazioni.

Innanzitutto i dati forniti si basano su uno studio dell’Airports Council International (ACI) che è “un’associazione di operatori aeroportuali civili” che si prefigge, come da Statuto, di: “influenzare le leggi, le norme, le regole e gli standard dei diversi Paesi in modo da perseguire politiche che rappresentino gli interessi e le priorità degli aeroporti”. Testualmente. Quindi è come chiedere al salumiere se il suo prosciutto è buono. E’ del tutto evidente che questi tenderanno a sovrastimare (come minimo) i riflessi economici e occupazionali degli scali.
In secondo luogo i parametri su cui si basa lo studio sono relativi ai principali scali commerciali (hub) mentre è noto che i benefici per gli aeroporti quasi esclusivamente low cost come quello di Orio sono di gran lunga inferiori.
Infatti la stessa segreteria della CGIL ha evidenziato recentemente dati occupazionali di Orio assolutamente inferiori a quelli proposti. Ma ha anche messo in evidenza le gravissime condizioni contrattuali a cui queste persone sono sottoposte, sottopagate e con turni di lavoro massacranti. Tanto che sono stati organizzati scioperi proprio per evidenziarle, soprattutto nelle compagnie low cost. Quindi, non certo un modello esemplare a cui far riferimento.
Proprio perché si tratta di attività low cost anche il modo di calcolo del PIL generato da questa attività va sensibilmente ridimensionato rispetto ai roboanti annunci e si riduce a poco più dell’1% come scientificamente dimostrato da una recente ricerca presso l’università di Londra.

Ma quello che lascia esterrefatti di fronte alle enunciazioni riportate nell’articolo, è il mancato riferimento al pesante impatto ambientale che questo scalo, che è il più vicino alla città di tutta Europa, ha sull’ambiente circostante.
Uno scalo che, vogliamo ricordarlo, non ha ottemperato a limiti e prescrizioni previste dal Piano di Sviluppo vigente, che non ha ancora ottenuto la Valutazione Ambientale né sulla Zonizzazione Acustica, né sul nuovo Piano di Sviluppo, che risulterebbe peggiorativo rispetto a quello precedente, e che è stato bocciato persino dal Comune di Bergamo. Vogliamo ricordare che la normativa europea prevede che le autorizzazioni ambientali siano precedenti allo svolgimento di una attività che ha impatto ambientale, e che non possono essere rilasciate a sanatoria.

Inoltre la nostra Costituzione, anche recentemente innovata, prevede la tutela prioritaria della salute e dell’ambiente, che non possono essere limitate da nessun interesse economico o occupazionale.
Un concetto richiamato con forza anche nell’Enciclica Laudato Sii di Papa Francesco.

Anche la novella degli aerei meno rumorosi non risulta tanto attendibile: gli aerei che sentiamo ogni giorno passarci sopra la testa sono gli stessi rumorosissimi, che, in
violazione degli accordi sottoscritti anche da SACBO, decollano sopra la città ben prima delle ore 7 del mattino e ben oltre le 23, come invece era stato pattuito.
E che i dati delle centraline vengono sempre pubblicati in ritardo (ad oggi non esistono ancora quelli di aprile) e che non è possibile averli in forma dettagliata per poter effettuare i doverosi riscontri.

Vorremmo per ultimo, ma certamente la cosa più importante, ricordare che, nell’ottobre del 2018, l’Ufficio Europeo della Organizzazione Mondiale della Sanità (W.H.O.) ha emesso le linee guida per affrontare il rumore ambientale generato dal settore dei trasporti, ricordando che
“il rumore ambientale è tra i rischi più elevati per la salute umana, in grado di generare diverse patologie con pesanti effetti sulla salute”.
Gli studi compiuti dal Gruppo Europeo dell’OMS hanno portato a forti raccomandazioni con le seguenti disposizioni: Esposizione media giornaliera non superiore a 45 dbA in quanto valori superiori dovuti al traffico aereo portano a conseguenze negative sulla salute.
Con un elenco dettagliato pesantissimo sulle patologie che riguardano soprattutto i bambini.
Lo scalo di Orio produce valori di rumore (rilevati sopra asili nido, scuole, case di riposo etc.) ampiamente superiori a 60 dbA come media mensile e con punte fino a 65 di media giornaliera.
Trattandosi di valori logaritmici (ogni 3, i db si raddoppiano) stiamo parlando di un livello di rumore VENTI VOLTE superiore a quello limite stabilito dall’OMS.

E allora di cosa parliamo? Grande enfasi sul PIL un po’ gonfiato, su livelli occupazionali calcolati in modo un po’ forzato, su aerei fantasma meno rumorosi… E nessuno, ma proprio nessun riferimento alla tutela ambientale a cui, a parole, tutti si richiamano (basti ricordare le richieste di moratoria sui voli presentate da tutti i sindaci, le richieste di eliminazione dei voli notturni etc), per poi smentirle nei fatti, ipotizzando crescite mostruose di uno scalo che ha invaso la città, costringendo al degrado interi quartieri e Comuni.

Quando potremo parlare seriamente anche di questi temi e non solo di PIL?

Cordialmente

Comitato di quartiere Campagnola
Comitato di quartiere Boccaleone
Comitato BergamoBeneComune
Comitato “treno sì ma non così” Mozzo e Curno
Associazione “perilVillaggio aps” Villaggio degli Sposi
Associazione “Colognola per il suo futuro”
Associazione “Ambiente e Salute” S. Tomaso de Calvi
Associazione NaturalMente