Accademia Carrara e DEFINIZIONE DI MUSEO

“Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sul patrimonio tangibile e intangibile dell’uomo e del suo ambiente, lo acquisisce, lo conserva, lo comunica e in particolare lo espone per scopi di studio, educazione e diletto”
Questa è la definizione ufficiale fornita dall’ICOM (International Council of Museums), recepita dalla normativa italiana con il Decreto ministeriale MIBAC 23 dicembre 2014 “Organizzazione e funzionamento dei musei statali”.

Dopo aver ascoltato l’intervento pacato, deciso e rassicurante della direttrice dell’Accademia Carrara, Maria Cristina Rodeschini, all’incontro sulla pinacoteca organizzato dall’associazione Libertà e Giustizia tenutosi venerdì scorso al Mutuo Soccorso, proprio non ci riesce di concordare con l’idea sua, della Fondazione e del Comune, che il riassetto del museo come previsto – e cioè con una drastica riduzione delle sale, da 28 a 15, riservate all’esposizione permanente e la conseguente drammatica riduzione delle opere esposte (un dimezzamento rispetto a quelle attualmente in esposizione e una notevole riduzione persino rispetto al vecchio allestimento museale precedente la grande ristrutturazione che ha comportato la lunga chiusura del museo dal 2008 al 2015) – non sia un IMPOVERIMENTO, ma un arricchimento per i cittadini di Bergamo (ma anche per i visitatori della pinacoteca).

Un riassetto che sulla carta risulta un ampliamento (con il nuovo percorso per l’uscita, l’apertura al pubblico dei giardini e l’aggiunta di volumetrie alla cosiddetta ‘casa del custode’ per farci un “bistrot”), ma che nella realtà dei fatti è e rimane un RIDIMENSIONAMENTO.

Perché se è vero che, come osservato da Rodeschini, le sale del primo piano saranno destinate all’esposizione a rotazione delle opere in deposito, con mostre a tema, è pur vero che questo potrà avvenire soltanto nei periodi residuali lasciati liberi dalle piccole e “grandi mostre” temporanee che in precedenza erano invece ospitate negli spazi della Gamec, nell’edificio di fronte.
Un edificio che, una volta svuotato del tutto a causa dello spostamento previsto anche per la galleria d’arte moderna, ancora non è dato sapere al cittadino, da parte del Comune, cosa diverrà.
Probabilmente, questa rinuncia ad avvalersi di uno spazio esterno per le mostre temporanee in favore dell’occupazione di parte delle sale della pinacoteca permetterà alla Carrara – secondo quanto a suo tempo dichiarato in commissione consiliare dall’assessora alla cultura Nadia Ghisalberti – di risparmiare risorse economiche, e dovrebbe anche servire, nelle intenzioni dichiarate, a spingere i visitatori delle grandi mostre temporanee a visitare anche la preziosa collezione permanente; un pubblico che prima non ci andava.
A questo proposito, ci permettiamo di dubitare che spazi situati in due edifici dirimpettai, nella medesima piazzetta, abbiano una distanza così siderale da costituire un deterrente per i visitatori; inoltre, per perseguire lo stesso scopo, non poteva bastare un biglietto unico e cumulativo mostra + pinacoteca?

La Carrara è un MUSEO PICCOLO, ma con un GRANDE PATRIMONIO:
quasi 1800 dipinti, 134 sculture, più di 3000 disegni, 7500 stampe (fra cui figurano Mantegna, Dürer, Piranesi e Canaletto), quasi 1200 fra monete e medaglie antiche (fra cui il nucleo di Pisanello), e ancora: mobili, oggetti di arti minori, un archivio storico e una biblioteca storica di 1300 volumi.
Un patrimonio ingente – e in continua crescita (negli ultimi mesi si sono aggiunte le paraste rinascimentali destinate alla Carrara dalla fondazione Zeri e la corposa donazione di medaglie e monete della collezione Scaglia) – per la cui esposizione gli spazi della Carrara sono in sé del tutto insufficienti.

E, a fronte di tutto ciò, il Comune e la Fondazione che gestisce la Carrara non trovano di meglio che ridurre gli spazi – già insufficienti – a disposizione dell’esposizione permanente?
Già, la Fondazione …
perché la Carrara è un PATRIMONIO CIVICO che nel 2016 il Comune di Bergamo ha consegnato nelle mani di una FONDAZIONE DI DIRITTO PRIVATO.
Di questo anche ha parlato il giornalista e attivista nel campo dei beni culturali Leonardo Bison, intervenendo all’incontro di venerdì scorso davanti a circa 90 cittadini molto coinvolti e partecipi.
Un’ambiguità di fondo negata in modo piccato dal COO-responsabile operativo della Carrara, Gian Pietro Bonaldi.

A proposito della figura del COO – direttore operativo, leggiamo su Wikipedia:
< Il direttore operativo (in inglese chief operating officer, in sigla COO) è un dirigente posto alle dirette dipendenze dell’amministratore delegato. Ha responsabilità di coordinamento e ottimizzazione delle attività operative e progettuali di un’azienda, al fine di renderle più efficaci e funzionali per il business >

Per un efficace raffronto di identità di intenti rimandiamo alla definizione di ‘museo’ con la quale abbiamo aperto la nostra riflessione.